Milano Est Ovest
Come si costruisce la metropolitana
Fasi e tecniche di costruzione della Linea Blu. Per realizzare un’opera come la metropolitana servono tempi e competenze specifiche; un breve riassunto di cosa succede sotto terra durante i lavori
Con i suoi 15 chilometri di linea, 21 stazioni e una profondità media di venti metri, la linea M4 è una vera e propria sfida ingegneristica. Per realizzarla sono stati aperti 56 cantieri e impiegate oltre 1500 persone: un paio di numeri che rispecchiano la portata di un’opera così strategica per la città di Milano. Ma come si costruisce una metropolitana? Dietro anni di lavori c’è un iter ben preciso.
Si parte da una fase di progettazione preliminare. Il momento dove vengono effettuate indagini preventive per verificare la fattibilità dell’opera, a partire dallo stato del sottosuolo e degli edifici intorno. Questo processo serve poi per arrivare alla stesura del progetto definitivo che, una volta approvato, segna l’inizio della recinzione di tutte quelle aree che andranno a ospitare i cantieri, insieme allo spostamento delle reti di servizio di acqua, luce, gas, ecc. – così che non ci siano interferenze per i cittadini e i lavori.
Delimitata l’area di scavo e deviato il traffico, il prossimo passo è la costruzione dei diaframmi: le pareti esterne in cemento, che contengono il terreno circostante lo scavo e impediscono i cedimenti. Mentre vengono realizzate queste strutture, si provvede anche a consolidare e stabilizzare il terreno attraverso il jet grouting; una tecnica che prevede l’iniezione nel terreno di miscele cementizie consolidanti, così da impedire infiltrazioni e risalite d’acqua.
A questo punto, viene posizionata l’impermeabilizzazione multistrato esterna alla stazione e con il cemento armato viene costruito il “solettone di fondo”, sopra il quale correranno poi i binari su cui si muoveranno le “talpe”.
Una veduta della stazione Tricolore, in costruzione
Una veduta della stazione Tricolore, in costruzione
Il termine è un altro modo per identificare le TBM o tunnel boring machine, macchine cilindriche che permettono di realizzare lo scavo e il rivestimento delle gallerie direttamente nel sottosuolo, a circa 25-30 metri di profondità. Queste macchine vengono assemblate sottoterra e attraverso la loro testa rotante scavano lungo il tracciato, raccogliendo contemporaneamente il materiale scavato, portato poi fuori tramite i nastri trasportatori. Una tecnologia all’avanguardia che non interferisce con il piano stradale e la stabilità degli edifici, permettendo al contempo di ridurre il numero di scavi a cielo aperto.
In gergo viene chiamato “metodo Milano”, noto anche come “cut and cover”. Studiato verso la fine degli anni ’50 durante la realizzazione della M1, questa modalità di scavo a “foro cieco” (sotterranea) è una tecnica meno invasiva, utile soprattutto in ambienti urbani congestionati.
I numeri dai cantieri della Metro M4
+ + +
m lunghezza di scavo delle TBM
+ + +
m3 terreno scavato in cumulo
+ + +
m3 calcestruzzo gettato in opera
Per la M4 sono state utilizzate 5 talpe meccaniche, una di diametro più grande per la tratta centrale – così da poter scavare contemporaneamente galleria e banchina negli spazi ristretti del centro – e quattro di diametro minore per le tratte esterne.
Quando la TBM arriva nella stazione, la struttura di quest’ultima è ormai terminata. In questo modo, la talpa può proseguire il suo percorso fino a quella successiva, così da non doversi mai fermare.
Dopo questo passaggio, si può procedere a costruire la stazione vera e propria: pareti, impianti, scale mobili, ascensori, pavimenti e finiture vengono portati a termine. Siamo ormai alle fasi finali. Dopo l’armamento della linea, con la stessa dei binari e delle linee di alimentazione elettrica, iniziano le attività di collaudo su tutti i fronti, dal passaggio dei treni all’esercizio di tutti i componenti. E se ogni cosa funziona correttamente, tutti i mesi di lavoro si trasformano finalmente in una linea operativa per città e cittadini.
Particolare di una TBM
Particolare di una TBM