Milano Est Ovest
Viaggio nei quartieri milanesi attraverso un treno Blu
Fra le tue pietre e le tue nebbie faccio villeggiatura. Mi riposo in piazza del Duomo. Invece di stelle ogni sera si accendono parole [...]
Aveva ragione Umberto Saba - che a Milano ha vissuto per circa dieci anni - quando nel 1933 descrive una città che è sì sinonimo di frenesia, ma anche di casa e di accoglienza. Milano, un luogo in cui, oggi come ieri, le parole delle insegne prendono il posto delle stelle; dove piazza Duomo, attraversata quotidianamente da centinaia di persone, la si percepisce anche un po’ nido: familiare, confortevole, vicina.
E così come piazza Duomo era casa per il poeta Saba, i quartieri lo sono per personaggi di ieri e cittadini di oggi: hanno una loro storia, dei loro racconti popolari, proprie caratteristiche specifiche. Tutto ciò li rende familiari come piccoli paesi nonostante si trovino nel bel mezzo di una metropoli connessa e ben integrata.
Molti di questi quartieri sono attraversati dalla nuova linea metropolitana M4, che collega la città da Est, con capolinea Linate Aeroporto, a Ovest, San Cristoforo tramite 21 stazioni
È un viaggio, quello della MM4, che attraversa il luogo fisico ma anche il tempo, denso di esperienze e peculiarità proprie.
Il quartiere delle acque
Tra le prime fermate si trovano Susa e Dateo, immerse nel quartiere di Acquabella. Un nome decisamente singolare che prende il nome da un’antica cascina dalla datazione un po’ incerta, ma probabilmente risalente al XV secolo circa. Nelle immediate vicinanze dell’edificio scorreva una roggia - un canale artificiale necessario per l’alimentazione dei mulini - e, poco più in là, era presente un avvallamento nel terreno nel quale le acque si depositavano formando un bacino.
La cascina “Acquabella” non era l’unica presente in questa zona, nei dintorni ne erano state erette molte altre. Questo perché l’area era ricca di pozzi artesiani che portavano in superficie l’acqua fresca che scorreva in profondità e che davano vita a numerosi piccoli canali (ossia marcite). Una zona perfetta, quindi, per una stabilirsi, fatto testimoniato dal ritrovamento di un villaggio neolitico vicino a piazzale Dateo.
Oggi al posto dell’antica cascina Acquabella è stato costruito il complesso polifunzionale di Corso Plebisciti e Piazzale Susa, progettato da Carlo Perogalli e costruito tra il 1958-62.
La piccola Burano
Appena più a sud della fermata Piazza Risorgimento, tra via Goffredo Melloni e Piazza Milanore, si estende uno dei molti quartieri operai di Milano, ma di certo il più suggestivo. Stiamo parlando del quartiere che ora viene chiamato Villaggio giardino o arcobaleno di via A. Lincoln.
Facciate dalle tonalità pastello, piccoli balconcini con parapetti floreali in ferro battuto, scuri uguali su ogni facciata e giardinetti privati: questo è quello che si può vedere passeggiando lungo la via. Insomma, una piccola Burano tutta meneghina risalente a fine Ottocento.
Inizialmente la zona aveva un sapore agreste per la presenza di campi, cascine e orti. L’arrivo dello sviluppo industriale ha mutato il suo volto: a differenza di molte altre zone, qui non si insediano grandi complessi industriali, ma era caratterizzato da una compagine proletaria o piccolo borghese. Le casette sono state pensate da una cooperativa edilizia con l’intenzione di realizzare case semplici e a prezzi accessibili per gli operai che lavoravano nella zona. Dimore oneste, sì, ma belle alla viste e dotate dei confort necessari per una vita serena e… colorata, possiamo aggiungere!
L’antica Arx Romana
Proseguendo il viaggio nella MM4 Blu si arriva al quartiere Brolo, all’altezza della fermata Sforza Policlinico. Anticamente, Milano era suddivisa in sei sestieri, cui confini naturali erano la Cerchia dei Navigli, in corrispondenza con le antiche mura medievali di difesa. Ogni sestiere - ossia una delle sei parti - era suddivisa internamente in cinque contrade, sostituire ora con i quartieri. Ebbene, Brolo era anticamente chiamata La Contrada del Brolo faceva parte del sestiere di Porta Romana.
La contrada prende il nome dal Broletto Vecchio, oggi Palazzo Reale, che è stato per molti secoli sede del governo della città di Milano, del Regno del Lombardo-Veneto e poi residenza reale fino al 1919. Brolo è sempre stata di ragguardevole importanza nella città meneghina perché, oltre a ospitare il Broletto Vecchio, era presente l'Arx Romana di Milano, ossia il punto più alto della città, destinato a sede dell'acropoli.
L’eredità manzoniana e la prostituta Rosetta
Poco più avanti il treno della linea Blu fa tappa a Piazza Vetra, che dà il nome al quartiere omonimo. Salendo dalla stazione sotterranea il viaggiatore si trova davanti a ciò che era un tempo, fino al XIX secolo, la piazza delle esecuzioni dei popolani condannati a morte e delle donne sospettate e accusate di stregoneria. Ma Piazza Vetra non è nota solamente per le esecuzioni e i roghi delle streghe.
Non iniziare con il Manzoni per elencare le ragioni della sua fama sarebbe a dir poco peccaminoso, perciò è proprio da qui che partiamo per un viaggio verso “l’antica Vetra”.
Qui sorgeva un tempo la casa di Giangiacomo Mora, ingiustamente torturato e condannato a morte come untore durante la pestilenza del 1630.
Questa scritta la si trova oggi all'angolo tra via Gian Giacomo Mora e corso di Porta Ticinese, il luogo in cui un tempo c’era la vecchia casa di Mora, accusato e ucciso insieme a Guglielmo Piazza di essere gli untori della peste a Milano. Come monito è stata eretta sulle macerie dell'abitazione del Mora la Colonna Infame, il monumento che ha dato il nome all’opera manzoniana, redatta come appendice a I promessi sposi per denunciare l’assurdità della vicenda. Nel 1778 la Colonna Infame, era divenuta una testimonianza d'infamia non più dei condannati ma dei giudici che avevano commesso un'enorme ingiustizia, e venne abbattuta
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